venerdì 5 novembre 2010

Voglio essere un manager!

Da piccola ripetevo in continuazione "Voglio essere un manager!" (ok, lo ammetto: erano i momenti che si alternavano al "Voglio diventare un avvocato!" e al "Sarò un medico!").

Pur non sapendo cosa fosse realmente un manager e cosa la parola indicasse, volevo esserlo. Attribuivo al termine lo stesso significato che avrei associato ad un nome proprio: «Non ha senso, è solo una parola inventata!» (Beata ignoranza...)
Nel mio immaginario infantile era una figura che gestiva il lavoro delle celebrità hollywoodiane*, i loro appuntamenti, la loro immagine pubblica, i loro SOLDI!! (bambina materialista :P ). E figuravo il mestiere come qualcosa di estremamente dinamico, scattante, pieno ed irriverente, con tanto lusso apparente e una casupola diroccata in cui far ritorno la notte. Immaginavo una vita ad estremi: di giorno telefonate, conversazioni accese, riunioni all'ora di pranzo, corse a destra e a manca per recuperare l'ennesima dimenticanza del mio cliente; e di notte buio, solo il crepitio di una fiammella accesa nel caminetto (chissà perché volevo a tutti i costi il caminetto? Sarà stato l'effetto di "Beauty and the Beast"?), il frinio delle cicale quando ti affacci dalla finestra, e magari ogni tanto anche la leggera brezza serale che ti accarezza la pelle e gioca con i tuoi capelli quando esci, con la tazza di cioccolata fumante in mano, per richiamare quella palla di pelo che ti trotta incontro scodinzolante appena ti sente.

Bene, immagine frantumata. Perché volevo una vita sola COME un cane e CON un cane?
Mah... Forse non mi è mai piaciuta la frenesia. Ma allora perché volevo un lavoro dinamico?
Probabilmente buona parte era dovuto al fatto che non lo configuravo come lavoro ma solo come una naturale evoluzione della vita (della mia, quantomeno).

Facendo un giro in libreria, mi sono imbattuta nella sezione "management" e lì mi sono accorta che effettivamente quell'inspiegabile desiderio di "essere un manager" mi ha portata ad iscrivermi ad una facoltà di economia.
Dal primo giorno di lezione mi sono sempre chiesta "Cosa ci faccio, io, qui?!".
Molto probabilmente la scelta universitaria, per molti, è stata ben ponderata. La mia no. Ho scelto di impulso. L'adolescenza è una fase in cui tutto sembra realizzabile: sentiamo il mondo ai nostri piedi. Crescendo, ci accorgiamo che molte questioni sono fuori dalla nostra portata e che non è facile avere tutto sotto controllo.
Al liceo non avevo le idee chiare. L'università mi sembrava solo una normale (ed obbligata) tappa del mio percorso di crescita. Quale università non importava, ciò che era fondamentale era continuare a studiare e scegliere una facoltà che permettesse di trovare facilmente lavoro. Ed ecco che cadiamo tutti dalle nuvole...
Volevo essere medico, volevo essere avvocato, volevo essere interprete... Eppure eccomi qui: studentessa di economia.



* Diciamo che le nostrane le reputavo più come un "gruppetto teatrale scolastico", deve essere l'effetto dell'irraggiungibilità dell'oltreoceano!

7 commenti:

  1. ah ah ah! post divertente ed interessante. Io da bambina avevo un unico obiettivo: diventare archeologa! Pensa te! E ora mi ritrovo studentessa di scienze internazionali e diplomatiche...forse non ho ancora smesso di sognare..

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  2. Beh direi che tra i due studi questo potrà essere più "redditizio" ma immagino meno "avventuroso" :P

    Di preciso cosa si studia nel tuo corso di laurea?

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  3. Si forse è più "redditizio" ma c'è molta competizione! Io sono alla magistrale quindi già abbastanza incanalata in un certo ambito ma in generale si studia un po' di tutto: diritto, economia, storia, lingue straniere e scienza politica perché comunque è un ramo della Facoltà di Scienze politiche. :)

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  4. purtroppo la competizione è un aspetto che esiste in tutti gli ambiti universitari e da quello che mi raccontano anche in campo lavorativo :(

    hai già un'idea precisa di cosa vorrai fare dopo la laurea?

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  5. Un'idea precisa no...anche perché di questi tempi non credo ci sia molta possibilità di scelta. Ho scelto il ramo Studi Europei quindi per me l'ideale sarebbe andare a lavorare nelle Istituzioni Europee...per ora è un sogno :)
    tu invece? Progetti?

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  6. sono talmente confusa che non so più dove andare a sbattere la testa...
    I sogni mi indirizzerebbero verso una scelta ben precisa, ma direi che se mi impuntassi su quello lo schiaffo dalla realtà sarebbe troppo forte :(
    Quindi rimango un po' più con i piedi per terra: penso di volere qualche mansione nel reparto contabilità, alla fine i numeri mi piacciono :)

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  7. Ti piacciono i numeri?? Io ho impiegato i 5 anni del liceo scientifico per capire il contrario ;) Ma ricorda che sognare un po' non fa male a nessuno...

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